Benvenuti nel blog di Pasteo & Manuela dedicato alle escursioni in mountain bike

domenica 31 luglio 2011

Cansiglio:si riparte da dove avevamo lasciato


Dopo tanti anni di escursioni in MTB in cui abbiamo girato in lungo e in largo la zona della marca trevigiana e buona parte del nord Veneto senza dimenticare i tour fatti in Carinzia (At), la zona dell' alto lago di Garda tra Riva (Tn), Rovereto (Tn) e della val Pusteria in questo 2011 forse troppo ricco di impegni podistici non abbiamo mai trovato l' occasione per salire sul sellino delle nostre bici e pedalare su qualche percorso. Anche il mal tempo ci ha un po' penalizzati e così nemmeno nei momenti in cui la corsa a piedi dava qualche attimo di tregua abbiamo potuto uscire in MTB! Oggi finalmente ecco l'occasione giusta e quale modo migliore per inaugurare una stagione, seppur limitatissima, se non partire dalla splendida zona della riserva naturalistica del bosco del Cansiglio? La cosa più strana é stata che durante i 30 km in mezzo al bosco mentre io e la Manuela pedalavamo ad ogni piccolo sentiero dicevo:" questo sentiero me lo voglio fare correndo a piedi!!!"...segno forse che quest' anno sarà proprio il running lo sport protagonista anche in estate. Così bene o male siamo ripartiti anche se di certo non ci saranno escursioni particolari come quelle degli scorsi anni. Visto che non abbiamo fatto foto riproponiamo quelle dell' escursione 2008 che comunque descrive buona parte del tour di oggi.

venerdì 20 agosto 2010

Monte Pizzoc


Partenza:
Loc. Crosetta Pian Cansiglio (Tv)
Lunghezza: 53 km.
Tempo di percorrenza: 4:20:29
Difficoltà: media

Altimetria del percorso
Aumento di quota: 1,105 m
Perdita di quota: 1,111 m

Contrariamente alle previsioni meteo stamattina nel trevigiano splendeva un bel sole e così io e Michele Volpato ci siamo diretti verso il Pian Cansiglio sicuri che la giornata sarebbe stata da ricordare. Giunti in località Crosetta (Tv) abbiamo iniziato il nostro tour:il Cansiglio ci stava per aprire le porte e noi eravamo contenti di poter passare delle ore splendide nei boschi della zona. I primi km sono volati in una situazione di relax dato che le salite erano minime e la bellezza dei posti (scusatemi se mi ripeto) rendeva km dopo km l' atmosfera sempre più bella. Prima sosta in Col Piova (nella parte friulana del Cansiglio) per poi scendere attraverso una pietraia davvero molto insidiosa! Al termine di quei 2/3 km di discesa i polsi e le braccia hanno iniziato a dar qualche fastidio ma nonostante ciò abbiamo stretto i denti e siamo arrivati al 20° km senza grossi problemi. Da lì non ci restava che portarsi sulla salita che attraverso il bosco ci avrebbe fatto salire sul monte Pizzoc mentre sopra di noi splendeva un sole non caldo ma luminoso. La salita si faceva ripida con strappi anche molto faticosi ma grazie a qualche breve tratto più dolce io e Michele salivamo immersi in un bosco dalle sfaccettature indescrivibili. Verso il 35° km abbiamo raggiunto la salita asfaltata ma ahimè le condizioni meteo hanno iniziato a cambiare ed essendo pratico di montagna la cosa non mi é piaciuta per niente. Salendo gli ultimi km verso Rifugio "Città di Vittorio Veneto" le condizioni climatiche sono peggiorate e ha inesorabilmente iniziato a piovere! "Peccato-dicevo a Michele-peccato...dal rifugio non vedremo il caratteristico e splendido panorama" ma a quel punto era importante arrivare in cima e avere un posto dove ripararci dalle intemperie. Arrivati a quota 1573 m.s.l.m. per fortuna la pioggia aveva smesso di cadere mentre tutto intorno a noi le nuvole basse rendevano la visibilità pari a zero!
Guarda il video dal rifugio "Città di Vittorio Veneto" monte Pizzoc

A quel punto non ci restava che scendere in Pian Cansiglio per una breve sosta al rifugio Osvaldo (BL) e dopo aver giustamente riposato un po' ci siamo diretti a Crosetta (Tv) luogo dove la nostra escursione ha trovato la sua fine. Poche parole alla fine di questo giro se non che il Cansiglio resta uno dei posti più belli e incontaminati che abbiamo vicino a casa anche se purtroppo anche oggi sono state tante le carte dei vari carbo-gel, berrette e bottigliette di integratori che abbiamo trovato lungo il percorso stupidamente buttate per terra da qualche persona poco educata e per questo vogliamo ripetere ancora una volta:
"tu che entri nel bosco IMPARA A RISPETTARLO!
Altrimenti resta a casa sua che così potrai buttare per terra tutto ciò che vuoi!
'GNURANT
ai posteri l'ardua sentenza!

venerdì 30 luglio 2010

Pian de le femene, Nevegal (BL) e Col Visentin


Partenza:
Barbisano (Tv)
Lunghezza: 116 km.
Tempo di percorrenza: 8:24:05
Difficoltà: altissima

Altimetria del giro: Pian de le femene, Nevegal e Col Visentin

Aumento di quota: 2,903 m
Perdita di quota: 2,703 m
Quota min: 128 m
Quota max: 1,738 m


Prima giornata di ferie e nuova escursione da brividi con un finale davvero pesante complice soprattutto il mal tempo che ha davvero reso gli ultimi 40 km più impegnativi del previsto! Ma partiamo con calma in questa descrizione che, sono certo, vi coinvolgerà moltissimo fino a farvi sentire le sensazioni di fatica che io ho provato oggi e che continuo a sentire anche se sono seduto davanti al pc. Partenza alle ore 8 in punto da quel di Barbisano (127 m.s.l.m.) con i soliti passaggi nei paesi di Refrontolo (216 m.s.l.m.), Rolle (269 m.s.l.m.) e Zuel di Qua (334 m.s.l.m.) con classica discesa verso Cison di Valmarino (261 m.s.l.m). Da qui, a differenza della scorsa settimana, il mio itinerario ha preso la direzione verso Revine Lago (Tv) (225 m.s.l.m.) che grazie alla Ciclabile delle Prealpi ho potuto raggiungere senza imbattermi nel caotico traffico della provinciale. Arrivato a Revine ho subito capito che la giornata sarebbe stata più impegnativa di quanto credessi e dopo una salita "feroce" di 8 km sudando l' ira di Dio sono finalmente arrivato al Pian De le femene (1163 m.s.l.m).Dopo essermi concesso un break con un bel caffè nero bollente ho intrapreso il sentiero che porta al Col Visentin ma ahimè ad un certo punto mi sono trovato davanti a due frecce! Nella prima c' era scritto 1033 (mi sembra) ed era color bianco/rosso mentre la seconda era tinta legno con su scritto MTB 9. Ovviamente la cosa mi ha fuorviato e nel dubbio ho scelto l' indicazione MTB 9 che si é ovviamente rivelata sbagliata! Così dopo 5/6 km di discesa avevo già capito l' errore ma ormai che c'ero ho deciso di arrivare fin infondo e vedere se trovavo una malga o qualche persona che faceva delle escursioni. Infatti poco dopo ho trovato una bella malga con un vecchietto "avvinazzato" che sapeva tutto della zona! Era alticcio e mal fermo sulle gambe ma "Cristo Santo" se ne sapeva di montagna!!! In dialetto spaccato, alla mia domanda:"Ho sbagliato é per il Col Visentin..." lui mi riponde:" Ohhhhhhhh ma de tant anca!!!"...e così mi sono fermato con lui per farmi spiegare come potessi risolvere l' arcano e credetemi, anche se gli sono serviti 2 bicchieri di rosso, mi ha dato delle coordinate da paura! Infatti dopo circa un' ora, come mi era stato detto dal personaggio della malga, sono finalmente arrivato a Nevegal (BL) (1000 m.s.l.m) e così dopo più di 4 ore e mezza di MTB mi sono potuto fermare per concedermi 2 panini col salame riuscendo a rilassarmi mezz' oretta cercando di mettere in ordine le idee per il ritorno...ma dietro l' angolo era in arrivo qualcosa di imprevisto! Con grande gentilezza la titolare del bivacco dove mi sono fermato mi ha procurato delle cartine e dopo 2/3 telefonate ad amici mi ha consigliato la strada giusta per raggiungere il Col Visentin e così, pieno di sicurezza, ho raggiunto il piazzale di Nevegal da dove partiva la salita per il punto più alto dell' intera giornata il rifugio Col Visentin (1763 m.s.l.m). La salita si é dimostrata "quasi impossibile" già dopo poche centinaia di metri ma in qualche modo sono riuscito a raggiungere malga La grave dove però ho commesso un errore di superficialità e mi sono trovato sopra il Col Canil (1201 m.s.l.m) e così 30 minuti di fatica enorme sono stati sprecati per non aver guardato bene la mappa!!! Bel pirla éH!!! Anche perché da qui in poi non c' é più da scherzare...non c'é più niente da ridere!!! Una volta capito lo sbaglio e ritrovato il bivio giusto la salita si é fatta prima dura e pochi, ma pochissimi metri dopo...impossibile! Infatti per raggiungere malga Col Toront (1399 m.s.l.m) mi ci é voluta una vita. Arrivato in malga ho subito cercato la via per il rifugio Col Visentin e poco dopo averla imboccata...tuoni e fulmini annunciavano il mio arrivo sulla vetta della montagna!!! Neanche faccio in tempo a "smadonnare" che iniziano a cadere gocce grosse come susine e allora, senza demordere, mi infilo il k-way e inizio a salire. Continuo per almeno mezz' ora mentre la pioggia sembrava avermi risparmiato. Salire salire sempre salire finché non vedo alla mia sinistra rifugio Bristot (1616 m.s.l.m) mentre più avanti sulla destra vedo finalmente il mio punto di arrivo!!! La pioggia ricomincia a cadere ma io vedo solo il rifugio Col Visentin (1763 m.s.l.m) e spingo, spingo, spingo finché finalmente non arrivo a destinazione! Il panorama visto da quassù può solo essere immaginato! Ora viste le condizioni meteo non mi restava che continuare il mio "viaggio di ritorno" verso Barbisano in quanto, purtroppo, non c'era tempo da perdere!!!. Anche se da qui si può solo scendere lungo la strada che porta tra Vittorio Veneto (Tv) e Revine lago non mi sono fatto prendere dall' entusiasmo in quanto la discesa é lunga circa 18 km, i primi 5 km sono su pietraia e il temporale stava iniziando ad intensificarsi a tal punto che sinceramente io mi stavo preoccupando non poco! Lungo la pietraia la mia MTB sembrava innervosirsi man mano che si scendeva rendendo ogni staccata sempre più difficile. Dopo 5/6 tornanti più che un velocipede sembrava un cavallo imbizzarrito che non voleva sapere di farsi domare e al contrario faceva di tutto per farmi sbalzare dal sellino! La pioggia era sempre più forte e ormai iniziavo ad avere le mani rosso fuoco segno che la temperatura era crollata! Per fortuna ad un certo punto la pietraia é finita lasciando posto ad un manto di asfalto appena steso! Certo il freddo era davvero pungente e la discesa continuava ad essere impegnativa ma almeno la pietraia non c'era più ed io aggiungerei un bel "meno male" in quanto iniziavo a non sentire più mani e braccia! Così tra un tornante e l' altro sono finalmente arrivato a Vittorio Veneto (Tv) (138 m.s.l.m) dove mi stavano comunque per attendere altri 20 km da pedalare ma ero tranquillo che la parte più dura era sicuramente alle spalle. Anche se continuava a piovere ormai non ci facevo neanche più caso; avevo troppa voglia di arrivare a casa e così dopo quasi 8 ore e mezza di escursione sono finalmente tornato a Barbisano con la Manuela che nel frattempo mi aveva inviato dei messaggi sul cellulare perché le condizioni meteo stavano preoccupando anche lei. Alla fine sono riuscito anche stavolta a completare quest' altra mia "piccola impresa" ma forse la prossima volta dovrà essere il buon senso ad avere il sopravvento!
Veduta dal Col Visentin verso la valle trevigiana

domenica 25 luglio 2010

Parco naturalistico del Sile a tappe:da Casale sul Sile (Tv) a Portegrandi del Sile (Ve)


Partenza:
Casale sul Sile (Tv)
Lunghezza: 51 km.
Tempo di percorrenza: 3:31:39
Difficoltà: molto bassa

Quarta ed ultima tappa lungo il Parco naturalistico del Sile che oggi, nonostante le temperature sempre abbastanza alte, ci ha visti arrivare a Portegrandi del Sile (Ve) luogo dove le nostre escursioni lungo il fiume veneto fanno capolino. C'é poco da raccontare sinceramente in quanto questa tappa non é stata certo la più emozionante. Bello lo stesso pedalare lungo il fiume ma non abbiamo trovato posti particolari come invece capitava facilmente nelle tappe precedenti. Diciamo che il percorso molto piatto e quasi sempre lungo il fiume ha reso un po' noiosi i 51 km che abbiamo fatto oggi e le "sole" 16 foto dello slideshow ne sono una prova. Ovviamente ci siamo divertiti lo stesso durante le 3 ore e mezza passate oggi in mezzo alla natura. Da segnalare assolutamente il passaggio lungo via Claudia Augusta con successivo arrivo al Museo archeologico di Altino forse la zona più interessante vista oggi.
La strada romana via Claudia Augusta

E così il nostro Parco naturalistico del Sile a tappe si conclude qui con quatto escursioni che in ogni caso hanno arricchito la nostra conoscenza della regione e della provincia in cui viviamo.

Pasteo & Manuela vi salutano e vi rimandano alla prossima escursione...per caso!

venerdì 23 luglio 2010

Monte Cesen

Partenza: Barbisano (Tv)
Lunghezza: 91 km.
Tempo di percorrenza: 6:19:31
Difficoltà: molto alta

Altimetria del giro del Cesen

Stamattina alle 7 la sveglia mi ha ricordato che oggi avevo una bella scommessa da giocarmi. Ero scettico, titubante non sapevo se sarei riuscito a guadagnare la vetta del monte Cesen ma la giornata era buona, il cielo terso ed io poco dopo le 8 ero già in sella. Se qualcuno si starà chiedendo:"come mai Pasteo di venerdì sta a casa dal lavoro per fare un giro in bici?" rispondo che la crisi economica ha colpito anche l' azienda dove lavoro ed oggi sono in cassa integrazione...purtroppo!
Giro del Cesen
Aumento di quota: 2,363 m
Perdita di quota: 2,363 m
Quota min: 103 m
Quota max: 1,528 m

Partenza da Barbisano (127 m.s.l.m.) e dopo una breve salita si arriva subito a Refrontolo (216 m.s.l.m.) dove non poteva mancare una brevissima sosta per ammirare una perla come il Molinetto della Croda!
Poco dopo Refrontolo si passa il paesino Rolle (269 m.s.l.m.) e quindi Zuel di Qua (334 m.s.l.m.) per poi scendere velocemente a Cison di Valmarino (261 m.s.l.m.) per arrivare in poche pedalate al piccolo paese di Valmareno (249 m.s.l.m.). Da qui le cose iniziano a complicarsi metro dopo metro arrivando a diventare una vera e propria impresa (personale...sia chiaro!). In 8 km da Valmareno si arriva a Praderadego (910 m.s.l.m.) per poi salire ancora su una "rampa" di 3 km durissimi che portano a malga Canidi (1250 m.s.l.m.). In questa zona ho iniziato a trovare una situazione meteo assurda e poco dopo aver imboccato lo sterrato verso Mont ho addirittura trovato la nebbia! Poco male si va avanti! C'é da dire che da Canidi fino a Mont le salite si fanno metro dopo metro sempre più tecniche anche se in realtà la zona più tecnica doveva ancora arrivare. Quindi poco dopo le 11:30 eccomi arrivare a malga Mont (1371 m.s.l.m.) e concedermi un po' di riposo scherzando con i malgari. Dopo Mont ho subito raggiunto Posa Puner (1322 m.s.l.m.), malga Federa (1350 m.s.l.m.) e dopo 500 metri di MTB estremo con bici in spalla ho potuto iniziare la salita (tecnica) che mi ha permesso di arrivare a malga Mariech (1504 m.s.l.m.). Da qui lunghissima discesa verso Valdobbiadene (247 m.s.l.m.) per poi passare i paesi limitrofi di S.Pietro di Barbozza, Santo Stefano e Guia. Arrivato a Col S.Martino (163 m.s.l.m.) sapevo che le fatiche più grandi erano finite ma i tanti km macinati e le grandi salite affrontate hanno reso il passaggio nei paesi di Sernaglia della Battaglia (119 m.s.l.m.) e Falzé di Piave (110 m.s.l.m.) più duro di quel che immaginassi ma nonostante ciò sono riuscito a tornare a Barbisano e chiudere il giro del Cesen. Non nego che alla fine, seppur stravolto (strasegnà), ho avuto molta carica e soddisfazione nel riuscire a completare un percorso certo non facile. Inserisco qualche foto del monte Cesen che ho trovato sull' web dato che oggi la fotocamera é rimasta a casa!
Avvistato un esmplare di Dahu sul Cesén

Mancava da un paio di secoli, in particolare in
seguito all’apertura del “Trodo de travèrs”, che unisce tra loro le
strutture malghive del versante settentrionale del Cesén, e di altre
analoghe vie di comunicazione.
Il riordino della disciplina della circolazione in quota, ed il
convogliamento di questa sulla canonica rete di sentieri -prevista dal
catasto Napoleonico e da questo attuata- ebbe come logica conseguenza
una condizione di proficuo privilegio nella competizione alimentare per
gli ungulati normodotati , con la conseguente predetta scomparsa della
specie dominante.
Ma stante l’obsolesenza delle attività pastorali e la mancata
frequentazione dei sentieri, il livellamento orografico che ne consegue
dovrebbe favorire il dissoluto vagare degli animali con il ripristino
degli originari equilibri eco faunistici.
L’esemplare avvistato è ovviamente un autoctono Dahu levogiro,
condizionato nell’evoluzione dai venti che soffiano da Ponente e da
questi modellato nella livrea.

domenica 11 luglio 2010

Parco naturalistico del Sile a tappe:da Silea (Tv) a Casale sul Sile (Tv)

Partenza: Silea (Tv)
Lunghezza: 45 km.
Tempo di percorrenza: 3:26:23
Difficoltà: bassa

Terza tappa lungo il Parco naturalistico del Sile che oggi ha avuto come partenza Silea (Tv) paese trevigiano che nel fiume si identifica proprio al massimo. Per tutti gli amanti dello sport il comune denominatore della domenica odierna é stato il caldo che ha reso le cose quasi impossibili...tanto da averci fatto cambiare programma per cui l' escursione di oggi é risultata più breve. Appena arrivati a Silea abbiamo trovato una gara podistica e nell' attesa che passasse tutta la colonna di runners che sudatissimi cercavano di correre più forte possibile ci siamo fermati sulla sinistra della strada con moltissimi atleti che ci salutavano al loro passaggio. Dopo la metà di agosto torneremo anche noi al running delle gare non competitive ma oggi per noi c' era in programma il Sile a tappe e quindi via subito verso Casier (Tv) con subito la prima brutta sorpresa:il percorso del Girasile era bloccato per lavori in corso proprio in quel tratto! Non restandoci altro da fare abbiamo risolto il fatto grazie ad una pista cilcabile che costeggia via Principale che porta a Casier. Arrivati nei pressi della chiesa da dove era possibile riprendere l' alzaia sul Sile altra brutta sorpresa:incidente piuttosto grave con 2 ambulanze ed un folto numero di curiosi (!) che non avevano altro da fare che passare il tempo guardando delle persone soffrire! NO COMMENT!
Dopo questa situazione poco piacevole abbiamo in pratica raggiunto il porto di Casier da dove, secondo noi, inizia davvero la parte più bella del parco del Sile con zone semplicemente fantastiche. Bellissimo anche il fatto che le strade sterrate non seguono sempre il fiume rendendo il tutto interessante; in pratica annoiarsi risulta impossibile. Arrivati nella zona di Lughignano (Tv) il fiume e la natura circostante aumenta ulteriormente la bellezza con la frescura degli alberi che davano la sensazione che il grande caldo della prima parte della mattinata fosse stata solo un' impressione. Arrivati a Casale del Sile (Tv) la situazione é precipitata e verso le ore 12 abbiamo deciso di fermarsi li attendendo quanto meno che le ore più calde passassero trovando refrigerio in un piccolo parco vicino alla piazza con annessa gelateria vicina! Il video che abbiamo realizzato dopo circa un' ora e mezza di sosta fa capire quanto fosse impensabile continuare verso Musestre (Tv)
Guarda il video porto di Casale sul Sile (Tv)


Sulla via del ritorno godendo di ogni tratto di ombra che si trovava abbiamo fatto l' ultima pausa nel porto di Casier visto che la bellezza del luogo non é indifferente e così abbiamo anche deciso di fare l' ultimo video di questa bollente domenica d' estate. Se questo periodo torrido dovesse continuare sposteremo le nostre escursioni nelle zone prealpine. Quindi le prossime tappe lungo il Sile verranno con tutta probabilità effettuate ad agosto e magari con partenza nelle prime ore della mattinata.
Guarda il video porto di Casier (Tv)


Pasteo & Manuela vi salutano e vi rimandano alla prossima escursione...per caso!


lunedì 28 giugno 2010

Parco naturalistico del Sile a tappe:da S.Cristina (Tv) al cimitero dei Burci


Partenza:
S.Cristina di Quinto di Treviso (Tv)
Lunghezza: 56 km.
Tempo di percorrenza: 4:19:33
Difficoltà: bassa

Seconda tappa lungo il Parco naturalistico del Sile con partenza stavolta da S.Cristina (Tv). I primi km di questa escursione sono stati caratterizzati dalla pista ciclabile Treviso Ostiglia che in breve tempo ci ha portati al lago di Quinto e vista la bellezza del posto abbiamo pensato di realizzare un video.
Guarda il video Lago di Quinto

Purtroppo dopo il passaggio nel lago abbiamo dovuto fare i conti con il traffico e con la strada che nulla ha a che vedere con una pista ciclabile e fino alle porte di Treviso c'era davvero da stare attenti. Arrivati a porta S.Quaranta abbiamo pensato di fare qualche foto nel centro della città ma abbiamo trovato una manifestazione ciclistica con il Campionato italiano di corsa a cronometro e quindi, dopo una meritata pausa, abbiamo continuato il nostro percorso verso Casier (Tv). Anche oggi trovare la strada giusta guardando le mappe del Girasile é stata un impresa e non senza qualche momento di nervosismo (soprattutto mio!) ma alla fine abbiamo potuto ammirare forse la parte fin qui più bella del Sile che dal ruscello che era nella zona della Porta dell' Acqua adesso é diventato un fiume navigabile. Visto il caldo e la totale mancanza di cartelli di indicazione di questo percorso abbiamo desistito nel completare la tappa fino a Casier (Tv) ma abbiamo decretato il cimitero dei Burci come giro di boa e sarà da qui che partirà la terza tappa che sulla carta si preannuncia davvero bella e piena di splendide zone da vedere.
Guarda il video il cimitero dei Burci

I Burci e la navigazione fluviale
Burcio
Grossa barca il cui fondo, piatto, arrivava fino all'estremità superiore della prua. Di costruzione molto solida, adibita al trasporto e usata nella bassa valle Padana, principalmente sui canali veneti, sul Po sino a Pavia e sul Po di Volano sino a Ferrara. Veniva costruito a Chioggia, Padova, nel Delta, Adria e le sue dimensioni erano molto diverse, con portata variabile dalle 35 alle 180 tonnellate. Armava due alberi incernierati con vele al terzo, di cui quella di poppa più piccola, e a volte i burchi percorrevano tratti di mare tra un'imboccatura di fiume e l'altra. Date le dimensioni, durante la costruzione il burchio non poteva venire capovolto per rivestire il fondo e veniva perciò sbandato da un lato e poi dall'altro per avere lo spazio di sistemare le tavole del fondo Le sue dimensioni massime erano: lunghezza Mt. 35, larghezza m. 6,50, immersione a pieno carico m 1,70.
Il burcio era un'imbarcazione a fondo piatto, adatto alla navigazione fluviale soprattutto per il trasporto commerciale. Costruito con l'impiego di legno duro che garantiva resistenza all'umidità per le strutture principali, e legno dolce, più elastico, per le parti soggette ad urti, aveva un pescaggio a pieno carico di circa due metri; completavano la costruzione del burcio, gli alloggi, i depositi di poppa e prua, l'allestimento di tutta l'attrezzatura.
La parte esterna dello scafo, immersa nell'acqua, impregnata di pece, era di colore nero e i fianchi, di colori vivaci, a volte venivano decorati. I tre uomini necessari per portare il burcio, erano il paròn, il marinéro e il morè. Il paròn era il capitano, il marinéro (marinaio) eseguiva le manovre e il morè (mozzo) si occupava dei pasti e delle pulizie. Due strette aperture quadrangolari (fondèi) con una porticina in legno sul fasciame di coperta, una davanti e una dietro, permettevano di calarsi "sotto prora" (sòto pròa) o "sotto poppa" (sòto pupa), dove c'erano gli alloggi di barcari e capobarca. Il burcio era tutto: era la casa e lo strumento di lavoro. Nonostante gli spazi fossero ristretti, non mancava niente. L'alloggio era ricavato a poppa ed era riservato al "paròn" capobarca per consuetudine marinara, quale segno di rispettosa distinzione. il marinero e il morè erano sistemati sòto pròa, cioè davanti. Per il riposo vi erano delle cuccette, riparate alla meglio dall'umidità con della tela cerata. Tale accorgimento tuttavia serviva a poco e "Tante volte dormiimo bagnai..." e dormire con le coperte bagnate, soprattutto d'inverno, magari dopo una pioggia che arrivava a penetrare tra le fessure sul legname, non era una bella esperienza. Per scaldarsi però si faceva presto: la cucina economica in cui ardeva la legna garantiva tepore. Invenzione recente, la cucina economica sostituì una specie di braciere quadrato con base in ferro (a volte anche in legno), nel quale veniva disteso uno strato di ghiaia o sabbia; sopra il fuoco veniva acceso, a fiamma libera: ben presto il fumo che ne scaturiva, si spandeva dentro l'alloggio, sino ad imboccare "el fondeéto", un'apertura ricavata sul fasciame di coperta. La materia prima che serviva da combustibile per questo rudimentale braciere (foghèra) si rimediava senza troppi problemi lungo gli argini del Sile

Pasteo & Manuela vi salutano e vi rimandano alla prossima escursione...per caso!